Infrarosso in falso colore

Descrizione

Questa tecnica permette di distinguere pigmenti che in luce visibile presentano lo stesso colore e che invece, in ragione della loro specifica natura chimica, rispondono diversamente alla radiazione infrarossa. Questa differente risposta si traduce e rileva sottoforma di diverse cromie. Il nome della tecnica deriva dal fatto che il dato cromatico non corrisponde al colore reale, essendo frutto della scomposizione e ricomposizione nei canali RGB dei dati in scala di grigio ricavati dalla fotografia a IR.

Nello specifico, la componente della radiazione elettromagnetica compresa tra 500 e 600 nm (contenente in prevalenza componenti verdi e in parte gialle, che l’occhio complessivamente percepisce come colore verde) viene tradotta nell’immagine FCIR con colore blu, quella tra 600 e 700 nm (colore rosso) viene restituita con colore verde, mentre quella tra 700 e 900 nm- (vicino IR) con colore rosso. La componente violetta e blu dello spettro visibile proveniente dal dipinto viene quindi esclusa. Questo permette di avere per i dati dell’IR un’immagine marcatamente differente sotto il proilo cromatico da quella reale, pur conservando l’informazione di parte della radiazione visibile.

Il caso per eccellenza è costituito dal confronto tra azzurrite e lapislazzuli, entrambi blu in luce visibile. Se il primo rimane tale anche in falso colore, il secondo presenta una risposta cromatica che varia dal rosa al rosso.

Attraverso tabelle di riferimento è quindi possibile avanzare prime ipotesi sull’identità dei pigmenti che caratterizzano l’opera analizzata.

Dettagli opera

Titolo
Infrarosso in falso colore