I busti della Galleria
Appena ereditato il Palazzo di famiglia e avviati i lavori di ampliamento e adeguamento, Francesco Maria Balbi iniziò a preoccuparsi anche della sua decorazione. Una decorazione totalizzante che investiva ogni aspetto e tipologia di arredi, mobili ed immobili: dal vasto e ambizioso ciclo ad affresco che avvolgeva le volte degli ambienti al secondo piano, a quadreria e arazzi che ricoprivano le pareti, dalle specchiere alla scultura. E per quest’ultima tipologia la Galleria costituiva senza dubbio il posto più consono, individuata come ‘luogo dell’antico’ fin dai modelli cinquecenteschi della loggia, poi mutati e consolidati nella tipologia tanto in voga a inizio Seicento.
Dopo una lunga e sfortunata vicenda riguardante un gruppo di sculture antiche acquistate a Roma da Niccolò Pallavicino, che Francesco Maria Balbi cercò invano di accaparrarsi e per le quali fece progettare dal Fiasella raffinati piedistalli, la Galleria fu impreziosita dagli otto busti che ancora oggi si possono ammirare, per la maggior parte ispirati alla serie dei dodici Cesari di ascendenza svetoniana e dalle chiare implicazioni ideologiche e autocelebrative. Gli elaborati piedistalli con decorazioni fitomorfe sono molto probabilmente quelli progettati dal pittore.
I busti si presentano oggi molto diversi da come dovevano apparire un tempo. Spessi depositi, perlopiù di polvere, si sono infatti andati progressivamente ad aggiungere a diverse patinature, compresa probabilmente quella originaria che aveva lo scopo di mitigare i punti di giunzione delle diverse parti di reimpiego, attenuando così la diversità del marmo antico romano, da quello ‘moderno’. Si tratta comunque di una patina scura, che porta anche a ipotizzare che avesse come scopo quello di simulare il bronzo, all’epoca ritenuto più di valore rispetto al marmo.
Una campagna mirata di digitalizzazione con scanner 3D a luce strutturata, ha permesso l’acquisizione di tutti gli otto busti, catturando sia la geometria che la texture.
Di seguito si presentano due diverse proposte di come i busti potevano apparire all'epoca: una con la restituzione materica in marmo bianco, l'altra con la patina bronzea, su piedistalli 'di fantasia' più minimali.
Attraverso la gallery è possibile esplorare nel dettaglio le singole sculture digitalizzate con materiale neutro ed evidenziazione della mesh poligonale.